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di Manuel Poirier, con Jean Luc Bideau, Marie France Pisier (Francia 1996)
(Francia, 1996)
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Marion non è soltanto la ragazzina di 10 anni che - in un villaggio della Normandia - una coppia di ricchi borghesi parigini (J.L.Bideau e M.F. Pisier) cercano di "adottare" dai loro vicini operai. È l'ago di una bilancia narrativa che si alimenta non tanto dal punto di vista della protagonista: il che avrebbe reso il film più vicino alla tradizione melodrammatica del genere. Ma, piuttosto, di un assieme di personaggi: che, all'interno di un villaggio mostrato come modesta ma genuina arena dialettica, mostra lo scontro (o piuttosto l'incontro) fra due mondi che tutto concorre ad opporre. Ma che i rappresentanti dello scontro si sforzano di comporre: quello dei borghesi e dei proletari. O, se preferiamo, dei ricchi e dei poveri. Il merito di Poirier è di calare il proprio film (dietro l'aspetto tranquillo, quasi modesto degli elementi cinematografici: che ricordano quelli dei primi film di Tanner o Goretta...) in una situazione eminentemente politica: ma con pacata determinazione. Con una forza che si moltiplica nell'assenza di violenza. Piuttosto, nell'esemplarità quotidiana degli episodi. Come quello del furto di un accendino da parte della figlia del muratore. Avvenimento gravissimo per costui: e non solo per il valore esorbitante che assegna all'oggetto. Del tutto insignficante -dopo la sfuriata iniziale alla scoperta del fatto- per il ricco parigino: che, nel frattempo, ha già sostituito l'accendino della moglie, acquistandone un altro. Perfettamente inseriti in un microcosmo espressivo dai limiti esattamente delineati, i fatterelli quotidiani del villaggio assumono un significato politico genuino. Ma Poirier ottiene pure risultati inusitati dalla successione dei micro-avvenimenti raccontati: quelli di caricarli di un suspense efficace: tanto più forte quanto più modesto appare la loro importanza effettiva.
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Il film in Internet (Google)
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capolavoro
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